mercoledì 17 ottobre 2007

N°2: il Pesce Sega

il Pesce sega :

Diffusione e habitat
I pesci sega abitano i bassi fondali delle acque tropicali e temperate del globo.

Descrizione
La caratteristica più spiccata è certamente il rostro, un prolungamento della mascella superiore dotato di affilati denti, opposti e a coppie, che può comprendere oltre 1/4 della lunghezza totale dell'esemplare. Lo scopo di questa arma è quello di ferire le prede.Il corpo è appiattito sul ventre, squaliforme, con due pinne dorsali a triangolo, pettorali allargate, simili alle ali delle razze e coda composta da due lobi: quello superiore è più allungato. La pinna anale è assente. Le aperture branchiali sono sul lato piatto, ventrale.Le dimensioni dei pesci sega sono considerevoli: si va da 1,40 m di Pristis clavata fino ai 7,6 m di Pristis pectinataanche se in alcuni casi possono arrivare a misurare 11 metri.
Pesano fino a 1780 kg

Alimentazione
I pesci sega predano pesci, razze, molluschi e crostacei.

Riproduzione
La fecondazione è interna; sono specie ovovivipare, la femmina partorisce piccoli già formati.

Rapporti con l'uomo
Pescati per alimentazione e per pesca sportiva, nonché per il rostro, ritenuto un souvenir in alcune zone turistiche tropicali.Questi pesci sono pericolosi se accidentalmente toccati e infastiditi da sub e divers.

Alcune specie
Anoxypristis cuspidata
Pristis clavata
Pristis microdon
Pristis pectinata
Pristis perotteti
Pristis pristis
Pristis zijsron

Descrizione :

Il corpo è allungato, depresso sopratutto nella parte anteriore, che si prolunga in un rostro piatto munito su ogni lato di una serie di denti acuti perpendicolari al suo asse principale.La bocca, in posizione inferiore porta numerose serie di denti piccoli e ottusi disposti a mosaico. Le pinne dorsali sono due ben sviluppate, e così pure la codale. Le pettorali, ampie, si saldano ai margini della testa all'incirca all'altezza della bocca. Le ventrali sono anche ampie, mentre manca l'anale che è presente però allo stato embrionale e viene riassorbita a uno stadio molto precoce dello sviluppo.Le tre specie differiscono specialmente nella forma e posizione delle pinne e nel numero dei denti della sega. Le specie, pectinatus e pristis non presentano lobo inferiore codale sviluppato, hanno ambedue la prima dorsale inserita all'altezza dell'inserzione delle ventrali e si distinguono dalla sega, che è più larga nel pristis e soltanto con 16/20 denti per lato, mentre nel pectinatus è più stretta e ne porta da 24 a 32.
La colorazione varia dal grigio a giallastro, più o meno scuro sul dorso e bianco giallastro nel ventre. E' una specie bentonica che sta per molto tempo immobile sul fondo. Nuota lentamente. E' ovoviviparo, con capsula ovarica che può contenere più di un embrione. La sega si sviluppa durante l'ultimo periodo embrionale e alla nascita i denti sono molli e appena prominenti, ma crescono e induriscono molto rapidamente.Si nutre di piccoli pesci e altri organismi che ricerca nel fango e nella sabbia, agitando il rostro. Può arrivare a 4,50 metri per il pristis e a 6 metri per il pectinattis e il microdon.

N°2: il Pesce Sega

il Pesce Sega

Diffusione e habitat
I pesci sega abitano i bassi fondali delle acque tropicali e temperate del globo.

Descrizione
La caratteristica più spiccata è certamente il rostro, un prolungamento della mascella superiore dotato di affilati denti, opposti e a coppie, che può comprendere oltre 1/4 della lunghezza totale dell'esemplare. Lo scopo di questa arma è quello di ferire le prede.Il corpo è appiattito sul ventre, squaliforme, con due pinne dorsali a triangolo, pettorali allargate, simili alle ali delle razze e coda composta da due lobi: quello superiore è più allungato. La pinna anale è assente.Le aperture branchiali sono sul lato piatto, ventrale.Le dimensioni dei pesci sega sono considerevoli: si va da 1,40 m di Pristis clavata fino ai 7,6 m di Pristis pectinataanche se in alcuni casi possono arrivare a misurare 11 metri. Pesano fino a 1780 kg


Alimentazione
I pesci sega predano pesci, razze, molluschi e crostacei.

Riproduzione
La fecondazione è interna; sono specie ovovivipare, la femmina partorisce piccoli già formati.

Alcune specie
Anoxypristis cuspidata
Pristis clavata
Pristis microdon
Pristis pectinata
Pristis perotteti
Pristis pristis
Pristis zijsron

Descrizione :
Il corpo è allungato, depresso sopratutto nella parte anteriore, che si prolunga in un rostro piatto munito su ogni lato di una serie di denti acuti perpendicolari al suo asse principale.La bocca, in posizione inferiore porta numerose serie di denti piccoli e ottusi disposti a mosaico. Le pinne dorsali sono due ben sviluppate, e così pure la codale. Le pettorali, ampie, si saldano ai margini della testa all'incirca all'altezza della bocca. Le ventrali sono anche ampie, mentre manca l'anale che è presente però allo stato embrionale e viene riassorbita a uno stadio molto precoce dello sviluppo.Le tre specie differiscono specialmente nella forma e posizione delle pinne e nel numero dei denti della sega. Le specie, pectinatus e pristis non presentano lobo inferiore codale sviluppato, hanno ambedue la prima dorsale inserita all'altezza dell'inserzione delle ventrali e si distinguono dalla sega, che è più larga nel pristis e soltanto con 16/20 denti per lato, mentre nel pectinatus è più stretta e ne porta da 24 a 32. La colorazione varia dal grigio a giallastro, più o meno scuro sul dorso e bianco giallastro nel ventre. E' una specie bentonica che sta per molto tempo immobile sul fondo. Nuota lentamente. E' ovoviviparo, con capsula ovarica che può contenere più di un embrione. La sega si sviluppa durante l'ultimo periodo embrionale e alla nascita i denti sono molli e appena prominenti, ma crescono e induriscono molto rapidamente.Si nutre di piccoli pesci e altri organismi che ricerca nel fango e nella sabbia, agitando il rostro. Può arrivare a 4,50 metri per il pristis e a 7 /10 m metri per il pectinattis e il microdon.

N°1: il Rinoceronte

il Rinoceronte:
Tutti i rinoceronti hanno una vista limitata, una struttura massiccia, col corpo allungato e le zampe colonnari, una testa grossa sormontata da uno o due corni. Sono erbivori ma l'alimentazione varia a seconda della specie.
Le due specie africane sono il rinoceronte nero (Diceros bicornis) e il rinoceronte bianco (Ceratotherium simum). Il primo si differenzia per la struttura più agile, il dorso insellato, le orecchie quasi tonde e, come suggerisce il nome, una colorazione più scura, anche se non propriamente nera. Il rinoceronte nero è inoltre più piccolo: i maschi misurano circa 3,75 m di lunghezza, 1,5- m di altezza alla spalla e pesano 2 tonnellate. Inoltre, il rinoceronte nero ha un labbro dalla forma ad uncino e si nutre delle foglie più basse degli alberi. Il rinoceronte bianco invece, ha il labbro quadrato e si nutre brucando l'erba ed inoltre è più grosso: i maschi misurano 4,2 - 5 metri di lunghezza, 2-2,3 metri di altezza al garrese e 3.6 - 5 tonnellate di peso. In effetti, il rinoceronte bianco è il più grosso mammifero terrestre dopo le due specie di elefanti, tanto che in effetti pare che esso sia stato chiamato così per un'incomprensione, in quanto invece di "white" si volesse chiamarlo "wide", largo, grande. Un'altra fondamentale differenza sta nel temperamento: mentre il rinoceronte bianco è pacifico e tranquillo, quello nero può rivelarsi molto aggressivo ed è famoso per le sue cariche furiose contro le jeep ed altri autoveicoli nella savana, che spesso vengono seriamente danneggiati.

L'Evoluzione
I rinoceronti appartengono al gruppo di perissodattili noti come ceratomorfi (Ceratomorpha). Questo gruppo, nel Terziario inferiore, era estremamente diversificato e comprendeva diverse famiglie di erbivori primitivi, tra cui gli Isectolophidae, i Deperetellidae, i Lophialetidae e gli Helaletidae, che forse diedero origine ai tapiri. Assieme a questi piccoli animali incominciarono a svilupparsi gli antenati dei rinoceronti, come Hyrachyus e Breviodon. Queste forme primitive includevano erbivori poco specializzati della taglia di una pecora, e vengono classificate nella superfamiglia dei Rhinocerotoidea. Da questi animali si svilupparono gli aminodontidi (Amynodontidae), pesanti erbivori simili a ippopotami vissuti principalmente nell'Oligocene (da 35 a 25 milioni di anni fa) e gli iracodontidi (Hyracodontidae), snelli e veloci, dalla corporatura simile a quella di un pony. Un'ulteriore evoluzione degli iracodontidi portò alla comparsa dei più grandi mammiferi terrestri, gli asiatici indricoteri (gen. Indricotherium), lunghi anche otto metri.I veri rinoceronti (Rhinocerotidae) apparvero nell'Eocene medio, con forme ancora piccole e primitive ma che già anticipavano le successive specie di dimensioni maggiori. Tra questi antichi progenitori, da ricordare gli americani Teletaceras e Uintaceras e soprattutto Epiaceratherium, rinvenuto anche in Veneto. Il primo rinoceronte di gran mole è Trigonias, dell'Eocene superiore e dell'Oligocene: ancora sprovvisto di corno, questo animale era già di forme pesanti. Nel corso dell'Oligocene i rinoceronti si diffusero in Asia, Europa, Africa e Nordamerica. In particolare, grande sviluppo ebbe un gruppo di rinoceronti dalle zampe lunghe abituati a vivere nelle praterie: gli acerateri (Aceratheriini), tra cui Aceratherium, Chilotherium e Aphelops, che sopravvissero fino al Pliocene (crca 4 milioni di anni fa). Un altro gruppo, dalle caratterstiche diametralmente opposte, fu quello dei teleocerati (Teleoceratini), come Teleoceras e Brachypotherium, che svilupparono corporatura e modo di vita simile a quello degli ippopotami.
Nel corso del Miocene prosperarono anche altri tipi di rinoceronti dotati di una dentatura adatta alle fibre dure, gli elasmoteri (Elasmotheriinae), come Diceratherium, Menoceras e Sinotherium, dotati di corna ben sviluppate.Nel frattempo si stavano evolvendo anche rinoceronti di tipo moderno: l'asiatico Gaindatherium del Miocene può essere considerato un antenato dell'odierno genere Rhinoceros. Nel Pliocene e Pleistocene grande diffusione ebbe il genere Dicerorhinus, attualmente rappresentato dal solo rinoceronte di Sumatra (Dicerorhinus sumatrensis). I primi esemplari di rinoceronti africani (generi Diceros e Ceratotherium) comparvero nel Pliocene.
I mutamenti climatici di fine Pliocene portarono all'estinzione dei teleocerati e degli acerateri, mentre gli elasmoteri si specializzarono sempre più fino a dar vita, nel Pleistocene medio, all'unicorno gigante (Elasmotherium sibiricum), dotato di un corno alto fino a due metri. Le glaciazioni finirono per far estinguere anche la maggior parte dei rinoceronti di clima caldo di Europa e Asia, ma permisero la comparsa del rinoceronte villoso (Coelodonta antiquitatis), caratteristico dell'Asia e dell'Europa e adattatosi ai climi più rigidi. La fine delle glaciazini fece estinguere anche questo gigante